Da Giovedì 28 Novembre 2019 ore 17.00 a Sabato 30 Novembre 2019 ore 01.00
DecolonisingTheAcademy
📢 Di fronte al massiccio ritorno, su scala nazionale, europea ed infine globale, di un nazionalismo dai tratti razzisti, abbiamo sentito la necessità di interrogarci collettivamente sul ruolo che le istituzioni universitarie ed accademiche possono avere in questa fase politica.
👉🏿 Riteniamo che le politiche e i sentimenti razzisti rivolti oggi contro i migranti e le migranti abbiano radici lontane, e sistematicamente rimosse dal dibattito pubblico, nella storia europea.
🙅🏾♀ L'idea di una subalternità e di un'inferiorità dei popoli che abitano nei territori da cui oggi partono le migrazioni è emersa in contemporanea con le politiche coloniali europee, e riteniamo che alcuni di questi rapporti di potere ancora influenzino gli eventi a cui stiamo assistendo in questi anni. Il nostro obiettivo è ragionare sul modo in cui questi schemi sono tuttora presenti nelle nostre università.
📚 L'università riproduce al proprio interno le disuguaglianze: lo osserviamo nel modo in cui nell'accademia italiana il punto di vista dei soggetti non occidentali è tenuto ai margini e i migranti e le migranti affrontano ostacoli crescenti nell’accesso agli studi e alla ricerca.
✊🏿 Siamo studentesse e studenti convinti che decolonizzare l’università significhi che i saperi elaborati al suo interno debbano porsi come obiettivo la trasformazione della società, decentrando lo sguardo e la posizione da cui siamo abituati e abituate a interpretarla, per migliorare le condizioni di vita di tutte e tutti.
📌 Giovedì 28 e venerdì 29 novembre saranno due giornate ricche di incontri e dibattiti in cui discutere e confrontarci collettivamente su questi temi: di seguito il programma dettagliato delle due giornate.
#DecolonisingTheAcademy
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▶ 28 NOVEMBRE
👉🏿 h. 18:00: "L'impronta del colonialismo italiano: tra ombre e rimossi" con Fulvio Cammarano, Paolo Capuzzo e Karin Pallaver.
L’incontro si pone l’obiettivo di analizzare il rimosso coloniale italiano tanto in riferimento al periodo del Risorgimento quanto al ventennio fascista, e dunque di indagare quali siano le conseguenze, oggi, di tale rimozione. Questo significa ripercorrere storicamente, nonché attraverso una prospettiva politico-economica, le vicende coloniali italiane, dalla Libia a quella che a suo tempo venne chiamata “Africa rientale Italiana”, collegando tali pratiche imperialiste al fenomeno dell’irredentismo (e quindi al mito della “vittoria mutilata”), sorta di laboratorio politico per il fascismo, che portò avanti in nome di quel mito narrazioni e azioni estremamente violente, le quali vennero poi riproposte successivamente anche nelle colonie africane, in maniera decisamente più sanguinaria e spietata.
👉🏿 h. 20:00: "La Resistenza «italiana»: multietnica, creola, internazionalista e migrante": presentazione multimediale con Wu Ming 1.
La Resistenza «italiana» non è un’epopea solo nazionale e nemmeno solo bianca. Nella nostra guerra di liberazione combatterono partigiani di oltre cinquanta nazionalità e da ogni continente. La Resistenza al fascismo italiano cominciò nelle colonie d’oltremare e vi presero parte anche italiani. La Resistenza italiana
si ispirò a quella jugoslava e in «Venezia Giulia» cominciò ben prima dell’8 Settembre. Partigiani italiani combatterono in Jugoslavia, Albania, Grecia, Francia, Belgio… Cosa ci ha impedito, per tutti questi anni, di vedere la Resistenza «italiana» come una guerra internazionalista, anticoloniale e senza confini? Come una
guerra meticcia?
📷 h. 21:00: Aperitivo sociale e presentazione della mostra "Five Degrees - How climate change is influencing India's farmers suicides" con Federico Borella.
Il progetto tratta il delicato tema dei suicidi tra gli agricoltori dovuti alla siccità nello stato del Tamil Nadu, nel sud dell’India, e si basa su uno studio dell’Università di Berkeley, che mette in relazione il cambiamento climatico con l’aumento dei suicidi tra i lavoratori dei campi agricoli indiani.
Federico Borella è un fotogiornalista freelance premiato come fotografo dell'anno al Sony Awards 2019. Pubblicato a livello internazionale, Federico ha più di 10 anni di esperienza come fotografo di notizie e reportage, lavorando sia per riviste che per agenzie e per pubblicazioni nazionali ed estere, tra cui Newsweek, Time Magazine, CNN, Stern, Days Japan, XL Semanal, National Geographic USA, NZZ, Alpha Magazine, Magazinet Norvegia, Aftenposten, Dagens Nyether.
🏁 h. 22:00: Dj Set SKA!
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▶ 29 NOVEMBRE
👉🏿 h. 18:00: "Femminismo decoloniale: critica, solidarietà, conflitti"
con Marie Moïse e Renata Pepicelli, modera Marta Boulanger.
Il tentativo di neutralizzare ogni conflitto di genere, razza e classe è una delle armi principali a disposizione del capitalismo oggi: rispetto alla più aperta repressione, la scelta di tentare di addomesticare istanze femministe e di indebolirne il portato rivendicativo è più subdola, ma non meno pericolosa. Abbiamo assistito infatti in tutta Europa alla messa in campo di una precisa strategia politica da parte delle frange più radicali delle destre, ma anche da parte della sinistra neoliberale. Una strategia che fa un uso strumentale delle battaglie dei femminismi e silenzia ogni conflitto, rendendo oggetti passivi della retorica securitaria le donne e prendendo parola al loro posto. Il risultato di questo processo è una narrazione tossica intrisa di razzismo, che contrappone il maschio bianco liberatore all'immigrato che stupra e opprime. In questa creazione hanno avuto un ruolo fondamentale i saperi dell'accademia, in cui solo di recente, grazie alla scomoda entrata in scena di alcune voci fuori dal coro, alcuni stereotipi e concetti profondamente razzisti sono stati messi in discussione. Attraverso un'analisi serrata e un approccio radicalmente antirazzista, anticapitalista e femminista ripercorreremo alcuni filoni fondamentali della storia del femminismo decoloniale e cercheremo di trovare delle linee guida per trasformare la riflessione in reale cambiamento di tutta la società: in che modo un'interconnessione delle lotte può essere strumento di liberazione? Perché smascherare l'oppressione congiunta di patriarcato, razzismo e capitalismo può essere il primo passo per una reale presa di posizione contro l'ordine costituito?
👉🏿 h. 20:00: "Un mondo senza frontiere: migrazioni, razzismo e confini europei" con Gabriele Proglio, Sandro Mezzadra e Maurizio Ricciardi.
L'incontro vuole analizzare il nesso esistente tra le politiche migratorie europee e la struttura sociale ed economica del continente europeo e, nello specifico, della penisola italiana. Nel corso degli ultimi anni, l'attuale regime dei confini europei è diventato la maggiore espressione di ciò che più voci hanno definito
"necropolitica", una forma di politica direttamente responsabile della morte di migliaia di esseri umani. Ma ad essere minacciata non è solamente l'esistenza fisica delle donne e degli uomini che partono alla volta dell'Europa. Il radicale smantellamento dei sistemi di accoglienza e le crescenti restrizioni al riconoscimento di permessi di soggiorno e richieste di asilo e di protezione hanno aumentato la subalternità delle soggettività migranti, esponendoli a gradi maggiori di ricattabilità e sfruttamento sul lavoro. Qual è quindi la
strategia complessiva che ha ispirato le politiche migratorie, italiane ed europee, in questi anni? Allo stesso tempo, i confini europei sono stati al centro di un dibattito e di una rappresentazione mediatica
estremamente polarizzati, che contrappone da un lato il Ministero degli Interni e dall'altro gli interventi umanitari che hanno luogo nel Mediterraneo, rimuovendo troppo spesso le biografie, il protagonismo e le pratiche di queste donne e di questi uomini nello sfidare le frontiere che vorrebbero ostacolare la loro libertà di movimento. Com'è possibile costruire una narrazione efficace partendo da questi elementi, e tradurla in pratiche di solidarietà nei territori e nelle città?
🎙 h. 22:00: Concerto live del Laboratorio Sociale Afrobeat.
Giovedì 28 Novembre 2019 dalle 21.00 alle 22.30
Marathon, che Il ballo continui...
La compagnia Art&Tu presenta: Marathon
La pièce “Marathon” è un’opera di alta valenza metaforica in cui si intrecciano, in un gioco di rimandi, la miseria quotidiana, i miti e gli stereotipi universali.
L’azione si svolge durante una gara di resistenza al ballo. Un racconto onirico e circolare che ruota attorno ad un’incognita: “Qual è il Premio?” Domanda che risveglia interrogativi etici in relazione alla vita che non trovano risposta sulla scena, ma che vengono rivolti direttamente al pubblico.
In questa atmosfera surreale gli attori divengono carne viva, corpi in movimento, umanità che tende, in una spirale di tragica competizione, alla realizzazione del suo sogno.
Protagonista dell’opera è quindi proprio il DESIDERIO nelle diverse accezioni che ogni “aspirante vincitore” desidera conferirgli, nella vana speranza di cambiare la propria squallida esistenza.
L PROGETTO
Il progetto della compagnia Art&Tu nasce a Bologna nel 2016 da un gruppo di attori
diretti dal maestro argentino Carlos Branca, regista di prosa e lirica.
I suoi componenti si sono formati e collaborano con registi della scena
teatrale contemporanea nell’ambito del teatro di parola e fisico, dove il corpo è
veicolo del testo drammatico e del sottotesto: il conflitto emotivo del personaggio e il
suo rapporto con il contesto è il motore primario dell’azione scenica, il qui ed ora sul
quale si costruisce la drammaturgia.
La compagnia Arte&Tu in questo caso opera in una cornice sperimentale indipendente, promuovendo un teatro
civile immediato e provocatorio, che cerca di distaccarsi dai cliché della struttura
narrativa convenzionale, per accostare il suo pubblico ai temi più caldi della
contemporaneità.
E’ da questa esigenza che nasce il progetto di realizzare “Marathon”, pièce liberamente tratta dall’omonima opera di Ricardo Monti, famoso drammaturgo e sceneggiatore, purtroppo scomparso recentemente, noto per il suo impegno politico contro la dittatura militare argentina nonché esponente di spicco del “Teatro Abierto” che ebbe ampia influenza nella temperie culturale di quel terribile momento storico.
Giovedì 28 Novembre 2019 dalle 10.00 alle 18.30
Mostra "Walter Breveglieri Fotografo"
Nell’anno in cui celebra i suoi 30 anni di vita, la casa editrice Minerva dedica una mostra a WALTER BREVEGLIERI, eccezionale fotografo bolognese e sensibile osservatore della realtà che lo circondava.
Una mostra e un catalogo antologici raccolgono alcune delle fotografie più belle tratte dall’archivio Breveglieri, che oggi è stato acquisito dalla casa editrice.
Una gallery unica, nella quale si possono ritrovare splendidi bianchi e neri che rivelano il contesto sociale e politico nel quale sono state scattate e che svelano a 360 gradi questo grande artista dell’obiettivo.
La mostra, dal 20 ottobre al 29 novembre 2019, sarà organizzata secondo 4 grandi tematiche: ritratti di personaggi famosi; momenti di grande sport; la cronaca, i processi, gli eventi che lo vedevano sempre in prima fila; gli attimi di vita cittadina nella sua Bologna, città in cui ha vissuto fino alla sua scomparsa nel novembre del 2000.
Giorni e orari di apertura:
domenica, martedì, mercoledì, giovedì e sabato: 10.00-18.30
venerdì: 14.30-18.30 - chiuso il lunedì