Giovedì 6 Febbraio 2020 dalle 17.30 alle 19.00
Ebrei in Camicia Rossa | Inaugurazione
La storia del Risorgimento italiano è anche la vicenda di una comunità – quella ebraica – che, attraverso la partecipazione col pensiero e l'azione di molti dei suoi rappresentanti, scelse di essere attiva protagonista nel processo di costruzione dello stato unitario, prima del 1861, e del suo consolidamento, all'indomani dell'Unità. Un protagonismo che, molto spesso, volle dire indossare quella camicia rossa mitizzata da Giuseppe Garibaldi, l'Eroe dei Due Mondi, fin dalle sue prime imprese sudamericane. Moltissimi furono difatti i volontari di origine ebraica che combatterono con quella divisa in difesa della Repubblica Romana nel 1849, che si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi dieci anni dopo, seguendo poi il Generale nizzardo nella spedizione dei Mille, al Volturno, e quindi in Aspromonte, a Bezzecca, a Mentana, a Digione. Un percorso questo che non implicava solamente la lotta per l'indipendenza ed il completamento dell'unità della Penisola, ma anche la dimostrazione della piena aderenza agli ideali patriottici e nazionali da parte di una comunità che aspirava a dirsi italiana a pieno titolo.
E ancora, quando la tradizione garibaldina venne ripresa dal figlio di Garibaldi, Ricciotti, in occasione delle rivolte cretesi del 1897, la comunità ebraica rispose al pari dei vecchi e dei nuovi garibaldini, accorrendo ad Atene, e poi in Francia nel 1914, e l'anno successivo nelle trincee della Prima guerra mondiale, indossando un simbolo fatto proprio da quell'“altra” Italia che le gerarchie ufficiali e la stessa monarchia sabauda avevano prima coadiuvato e quindi accantonato, perché ormai ritenuto “sovversivo”.
Nel primo dopoguerra i veterani delle patrie battaglie e i reduci della Brigata Alpi si ritrovarono uniti sotto la bandiera dell'associazionismo garibaldino, ma anche questo mondo dovette fare i conti con la nascita del regime mussoliniano, e la stessa famiglia Garibaldi vide suoi esponenti compiere scelte diametralmente opposte: Ezio Garibaldi sposò convintamente la causa fascista, mentre suo fratello Sante scelse la strada dell'esilio, caratterizzato da un'attiva militanza antifascista. Se la guerra d'Etiopia vide un garibaldinismo in camicia nera richiamarsi al consueto pantheon risorgimentale, fu solamente con il volontariato nella guerra civile spagnola e quindi nella Resistenza che si «restituì Garibaldi all'Italia»: anche in queste occasioni, furono molteplici i garibaldini di origine israelita che combatterono nel nome di quella tradizione, di quelle idealità, dopo essere stati prostrati dalle infamanti leggi razziali del 1938, contribuendo infine alla rinascita democratica dello Stato italiano e dell'associazionismo garibaldino su basi antifasciste e antirazziste.
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Il percorso espositivo si compone di 26 pannelli: 17 di carattere generale e 9 biografici, al fine di fornire al visitatore un quadro chiaro del contesto storico-sociale nel quale si mossero i rappresentanti della comunità ebraica dal Risorgimento alla rinascita democratica del Paese. La mostra è destinata a circolare in svariate città: nella sua tappa bolognese è corredata di cimeli e documenti originali conservati nel Museo e normalmente non visibili al pubblico, oppure provenienti da collezioni private.
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La mostra, a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori, è stata realizzata dall’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini “Giuseppe Garibaldi” (ANVRG) grazie al contributo annuale del Ministero della Difesa, con il patrocinio del Museo civico del Risorgimento di Bologna e del Museo Ebraico di Bologna. Progetto grafico di Simone Zappaterreno.
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VISITE GUIDATE:
Le visite guidate sono gratuite, previo pagamento del biglietto di ingresso al museo
domenica 23 febbraio 2020, ore 11, con Andrea Spicciarelli
domenica 29 marzo 2020, ore 11, con Andrea Spicciarelli e Francesca Panozzo
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CONVEGNO
Un incontro di studi sui temi della mostra è previsto per giovedì 19 marzo 2020, ore 15-17, presso il Museo Ebraico di Bologna (via Valdonica 1/5)